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“L’interesse per il ritratto non è sopravvissuto ai volti di affascinanti dive del cinema e di uomini di stato che permeavano le riviste di arte e moda agli inizi degli anni Sessanta. Troppe poche persone ne riconoscono l’importanza. Nel corso degli anni Cinquanta iniziai a familiarizzare con la macchina fotografica, e compiendo i primi progressi mi convinsi che l’elemento più importante del viso o della figura umana era il profilo, il contorno del soggetto.
Così iniziai a eseguire ritratti in uno studio professionale con una macchina fotografica adeguata, in modo che la silhouette non fosse falsata dall’esposizione luminosa o da alcun sentimento artistico.
La tipologia di carattere applicata ai diversi profili era stabilita dai personaggi stessi che venivano ritratti.
Si trattava della continuazione dei ritratti testuali realizzati nel 1946. I ritratti emblematici, comunque, sono tutta un’altra storia.”

La tipologia di collage solitamente associata ai portraits è quella del chiasmage. Dal fondo di affollati meandri alfabetici o numerici spicca un ritratto, la sagoma di un personaggio noto composta dai medesimi meandri a rilievo di forme geometriche, cerchi concentrici, tracciati a spirale o configurazioni più irregolari.
Si tratta di profili di esponenti del mondo artistico, letterario o cinematografico, immediatamente riconoscibili allo spettatore: Charlot con bastone e bombetta, Edouard Manet, Goethe, Carl Laszlo, la Monna Lisa ecc.
I portraits possono essere considerati l’evoluzione a collage dei ritratti sotto forma di testo che Kolář aveva prodotto in precedenza: la raccolta di tipogrammi intitolata L’enseigne de Gersaint conteneva infatti immaginari ritratti di artisti moderni, che Kolář fabbricò battendo a macchina le lettere dei loro nomi in tracciati che alludevano ai motivi e all’impaginazione dei loro dipinti. Un arcipelago di lettere ammucchiate in gruppetti geometrici suggeriva le composizioni di Kandinskji, un tessuto vocale evocava il mondo di Klee, una fluida parete di lettere era Rothko; la dattilografia riuscì persino a ricreare i tagli di Fontana, i sacchi di Burri, i mobiles di Calder e i mostruosi Corps de Dames di Dubuffet.