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“Nel corso della produzione dei coriandoli, avanzavano delle strisce di carta perforata. Le ho utilizzate per realizzare dei collages, ma soprattutto mi hanno condotto ai testi perforati. Un foglio pieno di buchi tratteneva un testo stranamente danneggiato, una sorta di papiro della civilizzazione. È stata proprio l’idea del papiro a spingermi a produrre dei testi aperti. È stato anche il primo passo verso i collages perforati.
Essi non esprimevano soltanto la mia sensazione di essere stato crivellato di fori per il periodo in cui ero costretto a vivere, sensazione che è stata anche un’ossessione, perché ho pensato che questi buchi offrissero insidiosamente passaggio alla sporcizia e ai peggiori parassiti.
Essi rappresentavano anche delle forme che richiedevano un riempimento, uno stencil alla ricerca di uno sfondo dove collocarsi. Facendo scorrere nei fori i tondi ritagliati, apprendevo più di quanto potessi dire sullo stato del mio pensiero. E mettendo gli uni al posto degli altri, sfioravo qualcosa di più irreale di quanto io potessi ragionevolmente ammettere. Quando in seguito posavo questi stencil su un altro testo, o sopra una riproduzione, ero in grado di stabilire dei paralleli con la vita. Avevo finalmente trovato il coraggio di approdare alle poesie in profondità.”