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“Si può dipingere sopra un collage. Dipingere semplicemente sopra un fondo già lavorato non ha niente a che vedere né con gli oggetti colorati di uno Schwitters, né con il disegno analitico di un Braque o con la rifinitura di certe opere di Ernst. L’idea di una duplice dimensione non ha più smesso di ossessionarmi da quando ho visto per la prima volta la famosa tela di Purkyné in cui il fondo (un vecchio quadro) esce in rilievo. Mi osservavo con la massima attenzione possibile. Ogni sentimento, ogni pensiero aveva un’altra faccia, visibile soltanto sotto una certa luce o attraverso certi contatti intellettuali o affettivi. Tutto ha il suo passato. Il suo anello mancante. La sua infanzia, la sua adolescenza, il suo invecchiamento e la sua fine. Niente resiste così tanto alle parole quanto le cose, che non lasciano niente sotto silenzio; le cose tacciono semplicemente e recano delle testimonianze anche se sono asservite, seppellite o distrutte. Coccio o moncone. Rottame o carcassa. Esse tendono a documentare. Mi è venuta l’idea di mescolarci anche la mia testimonianza.”